NEL BUIO DI VIA DEI FILOSOFI

NEL BUIO DI VIA DEI FILOSOFI : Percorso ad ostacoli per andare a lavorare

 (Riceviamo e Pubblichiamo)

Abito in fondo a via dei Filosofi e come ogni mattina esco di casa intorno alle 6,30 e mi incammino risalendo la via.

E’ ancora buio (il sole sorge intorno alle 7.30 in questo periodo dell’anno) e purtroppo la pubblica illuminazione è già spenta, come incomprensibilmente deciso dall’amministrazione comunale allo scopo di risparmiare energia elettrica

Fatti pochi passi, mentre sto accendendo la torcia del telefono cellulare per avere un minimo di luce, pesto una gigantesca cacca di cane che appunto non avevo visto, cerco in qualche modo di pulire la scarpa con un fazzoletto di carta, e proseguo il mio percorso – piuttosto contrariata, lo ammetto – ma, fatti pochi metri, inciampo su un dissesto del marciapiede … una caduta rovinosa, che mi fa battere con violenza le ginocchia, strappando anche i pantaloni e sbucciandomi la pelle, pur protetta da calze e stoffa; batto anche il mento e mi provoco un’escoriazione … per fortuna i denti sono salvi: nella disgrazia una buona notizia!

Mi rialzo faticosamente, recupero gli occhiali, la borsa e il telefono e, dolorante, proseguo il mio cammino, incontrando gli operatori della GESENU che svolgono il loro lavoro alla luce delle torce, ma non ho il coraggio di disturbarli per chiedere aiuto.

Mentre attraverso l’intersezione con Via Leonardo Da Vinci un’auto sta quasi per travolgermi, fortunatamente il conducente procede molto lentamente, sempre nel buio pesto, e riesce ad evitare l’investimento: gentilmente si ferma e mi chiede se tutto sia a posto. A quel punto mi sfogo con lui per tutte le traversie che già prima che sorga il sole mi sono capitate … ma riconosco in questa gentile persona il Presidente dell’associazione Filosofi … Amo, ed al quale affido il mio tragicomico racconto.

Arrivo dolorante al lavoro dopo una mezz’ora e mi disinfetto le ferite, ma sicuramente quella che brucia di più è quella interiore, un misto di rabbia e desolazione per quella che mi sembra un’ingiustizia verso un essere umano, che deve affrontare la giornata con un “percorso di guerra”, al quale senza dubbio non è preparato … mah … che dire? Dovremmo forse adottare il casco di protezione anche per andare a piedi? E che dire dell’inciviltà dei padroni dei cani, che non raccolgono le deiezioni delle loro bestiole?

Forse davvero “si stava meglio quando si stava peggio” …

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